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cornuto. «Siate testimoni del ritorno della sacerdotessa e consacratela, qui,
su questo altare!»
Mi balzò addosso - alla mia coscienza ipersensibile e più estesa del soli-
to sembrò che compiesse un salto enorme, restando sospeso in aria -, mi
cadde sopra di peso e mi penetrò implacabile. All'inizio avvertii solo dolo-
re e uno shock profondo che mi riportò per un momento alla realtà - capii
in una frazione di secondo che non si trattava di un sogno, che almeno par-
te di ciò che stavo vivendo era reale -, poi tutto si rimise a vorticarmi at-
torno e mi trovai distesa su uno smisurato monolito, con il corpo ricoperto
da simboli arcani e luminosi, mentre incombeva sopra di me il mostruoso
dio cornuto dalle fattezze disumane, che mi penetrava senza sosta finché
non mi udii gridare, in parte per il dolore e in parte per un'eccitazione in-
contenibile. Intorno a me continuavano i canti e le urla selvagge, e riuscii a
distinguere una successione di visi che si avvicendavano nell'oscurità lu-
minescente. Ai bordi del cerchio, alla luce profana del fuoco, si lasciavano
cadere a coppie o in gruppetti di tre, e si accoppiavano con foga animale,
come impazziti; assistevo alla scena con la coda dell'occhio, mentre giace-
vo tra le zampe rudi dell'Essere Cornuto. Una vecchia, col viso coperto di
rughe ma il ventre piatto come quello di una ragazza, si contorceva tra le
braccia di un giovane villoso dalle spalle larghe e minuscoli occhi porcini;
un'adolescente delicata, simile a una fata, gemeva di piacere sotto il corpo
possente e brutale del vecchio Jeb del negozio. Una donna magra e sensua-
le con gli occhi brillanti di una gatta, il cui corpo nudo mi era familiare,
stava acquattata sotto la sagoma mostruosa di quella che mi sembrava una
bestia deforme - o era invece un uomo con una maschera? -, che la pene-
trava da dietro. Demoniaca era anche l'entità che si stava accoppiando con
me, che si agitava, mi penetrava, si ritraeva e annaspava secondo un ritmo
che pareva destinato a ripetersi all'infinito. La notte si stava schiarendo:
sembrava che giorni e giorni interi di cieli senza nubi fossero passati men-
tre accoglievo in me l'Essere Cornuto; il mio corpo vibrò, esplose prima
che anche lui, infine, venisse con un grido cavernoso, si agitasse spasmo-
dicamente afferrandomi il seno e si lasciasse ricadere sopra di me.
«L'Unione Sacra si è consumata. Ascoltate e siatene testimoni, Esseri
Oscuri della Foresta!»
È finito? mi chiesi. Purtroppo no. Il fuoco guizzava verso l'alto, e mi
domandai se per caso la foresta, fuori, non fosse in fiamme. Qualcuno mi
avvicinò una tazza di vino alle labbra. Mi parve forte ed estremamente rea-
le. Tibby mormorò: «Tutto bene, Sara?»
Un'altra voce borbottò alle mie spalle: «L'effetto dell'unguento dovrebbe
cominciare a passare; potrebbe riprendersi da un momento all'altro».
«No, vista la quantità che ne abbiamo dovuta spalmare sul piatto per fare
in modo che ne assorbisse abbastanza.»
Le parole si trasformarono in un borbottio indistinto, e mi udii gridare
frasi senza senso. Sentii le strida acute di un corvo, sillabe prive di signifi-
cato che riecheggiavano nella mia mente. Una strana forma si chinò su di
me, che stavo ancora immobile. Mi afferrò brevemente e mi penetrò vio-
lentemente e in profondità. Sussultai ed emisi un grido, ma qualcuno mi
teneva le mani da dietro. Tutto fu molto veloce e si concluse in pochi se-
condi; se ne andò e un'altra sagoma scura prese il suo posto.
Ebbi l'impressione che la scena si ripetesse senza sosta nei giorni - o nel-
le ore, nei minuti - seguenti: una pesante figura maschile mi si avvicinava,
tutta occhi ed erezione, mi penetrava rudemente, senza alcuna dolcezza,
poi al movimento meccanico succedeva l'esplosione di passione, e lo sco-
nosciuto scompariva ritirandosi nelle tenebre. Dapprima restai immobile,
prigioniera di una nebbia oscura di disgusto, sopraffatta dal terrore e dal
dolore fisico; poi, contro la mia volontà, ciò che accadeva lì giù, nel-
l'oscurità, cominciò a eccitarmi, e iniziai a reagire, a partecipare con mo-
vimenti del bacino, a contorcermi, a urlare di passione a mano a mano che
l'appetito sessuale della strega si espandeva dentro di me. Non so quante
volte si sia ripetuto quel ciclo, ma so che non furono poche. Alla fine la
scena si verificò ripetutamente solo nella mia immaginazione, nei sogni,
perché le sagome scure se n'erano andate, ritirandosi nelle tenebre, e co-
minciai a vorticare verso l'esterno e all'indietro, oscillando come un grosso
pendolo, roteando e girando su me stessa seguendo il movimento della ter-
ra. Alla fine vi fu solo buio e silenzio, un moto vertiginoso e il mormorio
degli alberi.
Mi mossi destandomi. Dio, che incubo! Avevo sentito dire che le orge
durante i Sabba delle streghe erano dovute al delirio provocato dalle strane
droghe che assumevano, e qualcuno me ne aveva evidentemente sommini-
strata qualcuna. Ero rimasta sdraiata sul divano tutta la notte, in preda ad
allucinazioni e all'incubo di uno stupro di gruppo da parte di una congrega
di stregoni? Che follia! Il mio subconscio doveva essere pieno zeppo di
queste sciocchezze!
Avevo la nausea e le vertigini e una sete insopportabile. Sbattei le palpe-
bre, poi mi guardai intorno allibita, in preda a un terrore crescente. Non mi
trovavo più sul divano del vecchio salotto. Non indossavo più il vecchio
maglione con i jeans.
Giacevo invece nell'antico cimitero, sola, completamente nuda, e la
pioggerella grigia dell'alba mi cadeva silenziosamente sul viso.
CAPITOLO 11
Il mattino dopo
Sentii la mente andare alla deriva e lottai, con un senso soffocante di ir-
realtà, per aggrapparmi al filo di sanità mentale che mi restava.
Era accaduto davvero, allora?
Avevo partecipato veramente a un Sabba - anzi, all'Esbat - delle streghe?
Ero stata violentata su uno strano altare da una divinità cornuta, poi dal re- [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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