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me io ti diceva, sono assegnate in preda all infelicità,
senza mia colpa. Ma nell universale miseria della con-
dizione umana, e nell infinita vanità di ogni suo dilet-
to e vantaggio, la gloria è giudicata dalla miglior parte
degli uomini il maggior bene che sia concesso ai mor-
tali, e il più degno oggetto che questi possano propor-
re alle cure e alle azioni loro. Onde, non per odio, ma
per vera e speciale benevolenza che ti avea posta, io
deliberai di prestarti al conseguimento di questo fine
tutti i sussidi che erano in mio potere.
anima Dimmi: degli animali bruti, che tu menzionavi, è
per avventura alcuno fornito di minore vitalità e sen-
timento che gli uomini?
natura Cominciando da quelli che tengono della pian-
ta, tutti sono in cotesto, gli uni più, gli altri meno, in-
feriori all uomo; il quale ha maggior copia di vita, e
maggior sentimento, che niun altro animale; per esse-
re di tutti i viventi il più perfetto.
anima Dunque alluogami, se tu m ami, nel più imper-
fetto: o se questo non puoi, spogliata delle funeste do-
ti che mi nobilitano, fammi conforme al più stupido e
insensato spirito umano che tu producessi in alcun
tempo.
natura Di cotesta ultima cosa io ti posso compiacere; e
sono per farlo; poiché tu rifiuti l immortalità, verso la
quale io t aveva indirizzata.
anima E in cambio dell immortalità, pregoti di accele-
rarmi la morte il più che si possa.
natura Di codesto conferirò col destino.
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Letteratura italiana Einaudi
Giacomo Leopardi - Operette morali
DIALOGO DELLA TERRA E DELLA LUNA
terra Cara Luna, io so che tu puoi parlare e risponde-
re; per essere una persona; secondo che ho inteso
molte volte da poeti: oltre che i nostri fanciulli dico-
no che tu veramente hai bocca, naso e occhi, come
ognuno di loro; e che lo veggono essi cogli occhi pro-
pri; che in quell età ragionevolmente debbono essere
acutissimi. Quanto a me, non dubito che tu non sappi
che io sono né più né meno una persona; tanto che,
quando era più giovane, feci molti figliuoli: sicché
non ti maraviglierai di sentirmi parlare. Dunque, Lu-
na mia bella, con tutto che io ti sono stata vicina per
tanti secoli, che non mi ricordo il numero, io non ti
ho fatto mai parola insino adesso, perché le faccende
mi hanno tenuta occupata in modo, che non mi avan-
zava tempo da chiacchierare. Ma oggi che i miei ne-
gozi sono ridotti a poca cosa, anzi posso dire che van-
no co loro piedi; io non so che mi fare, e scoppio di
noia: però fo conto, in avvenire, di favellarti spesso, e
darmi molto pensiero dei fatti tuoi; quando non abbia
a essere con tua molestia.
luna Non dubitare di cotesto. Così la fortuna mi salvi
da ogni altro incomodo, come io sono sicura che tu
non me ne darai. Se ti pare di favellarmi, favellami a
tuo piacere; che quantunque amica del silenzio, come
credo che tu sappi, io t ascolterò e ti risponderò vo-
lentieri, per farti servigio.
terra Senti tu questo suono piacevolissimo che fanno i
corpi celesti coi loro moti?
luna A dirti il vero, io non sento nulla.
terra Né pur io sento nulla, fuorché lo strepito del
vento che va da miei poli all equatore, e dall equato-
re ai poli, e non mostra saper niente di musica. Ma Pi-
tagora dice che le sfere celesti fanno un certo suono
così dolce ch è una maraviglia; e che anche tu vi hai la
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Letteratura italiana Einaudi
Giacomo Leopardi - Operette morali
tua parte, e sei l ottava corda di questa lira universale:
ma che io sono assordata dal suono stesso, e però non
l odo.
luna Anch io senza fallo sono assordata; e, come ho
detto, non l odo: e non so di essere una corda.
terra Dunque mutiamo proposito. Dimmi: sei tu po-
polata veramente, come affermano e giurano mille fi-
losofi antichi e moderni, da Orfeo sino al De la Lan-
de? Ma io per quanto mi sforzi di allungare queste
mie corna, che gli uomini chiamano monti e picchi;
colla punta delle quali ti vengo mirando, a uso di lu-
macone; non arrivo a scoprire in te nessun abitante:
se bene odo che un cotal Davide Fabricio, che vedeva
meglio di Linceo, ne scoperse una volta certi, che
spandevano un bucato al sole.
luna Delle tue corna io non so che dire. Fatto sta che
io sono abitata.
terra Di che colore sono cotesti uomini?
luna Che uomini?
terra Quelli che tu contieni. Non dici tu d essere abi-
tata?
luna Sì: e per questo?
terra E per questo non saranno già tutte bestie gli abi-
tatori tuoi.
luna Né bestie né uomini; che io non so che razze di
creature si sieno né gli uni né l altre. E già di parec-
chie cose che tu mi sei venuta accennando, in propo-
sito, a quel che io stimo, degli uomini, io non ho com-
preso un acca.
terra Ma che sorte di popoli sono coteste?
luna Moltissime e diversissime, che tu non conosci, co-
me io non conosco le tue.
terra Cotesto mi riesce strano in modo, che se io non
l udissi da te medesima, io non lo crederei per nessu-
na cosa del mondo. Fosti tu mai conquistata da niuno
de tuoi?
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Letteratura italiana Einaudi
Giacomo Leopardi - Operette morali
luna No, che io sappia. E come? e perché?
terra Per ambizione, per cupidigia dell altrui, colle ar-
ti politiche, colle armi.
luna Io non so che voglia dire armi, ambizione, arti po-
litiche, in somma niente di quel che tu dici.
terra Ma certo, se tu non conosci le armi, conosci pure
la guerra: perché, poco dianzi, un fisico di quaggiù, con
certi cannocchiali, che sono instrumenti fatti per vedere
molto lontano, ha scoperto costì una bella fortezza, co
suoi bastioni diritti, che è segno che le tue genti usano,
se non altro, gli assedi e le battaglie murali.
luna Perdona, monna Terra, se io ti rispondo un poco
più liberamente che forse non converrebbe a una tua
suddita o fantesca, come io sono. Ma in vero che tu mi
riesci peggio che vanerella a pensare che tutte le cose
di qualunque parte del mondo sieno conformi alle tue;
come se la natura non avesse avuto altra intenzione
che di copiarti puntualmente da per tutto. Io dico di
essere abitata, e tu da questo conchiudi che gli abitato-
ri miei debbono essere uomini. Ti avverto che non so-
no; e tu consentendo che sieno altre creature, non du-
biti che non abbiano le stesse qualità e gli stessi casi
de tuoi popoli; e mi alleghi i cannocchiali di non so
che fisico. Ma se cotesti cannocchiali non veggono
meglio in altre cose, io crederò che abbiano la buona
vista de tuoi fanciulli: che scuoprono in me gli occhi,
la bocca, il naso, che io non so dove me gli abbia.
terra Dunque non sarà né anche vero che le tue pro-
vince sono fornite di strade larghe e nette; e che tu sei
coltivata: cose che dalla parte della Germania, pi-
gliando un cannocchiale, si veggono chiaramente. (1)
luna Se io sono coltivata, io non me ne accorgo, e le
mie strade io non le veggo.
(1) Vedi nelle gazzette tedesche del mese di marzo del 1824
le scoperte attribuite al sig. Gruithuisen.
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Letteratura italiana Einaudi
Giacomo Leopardi - Operette morali
terra Cara Luna, tu hai a sapere che io sono di grossa
pasta e di cervello tondo; e non è maraviglia che gli
uomini m ingannino facilmente. Ma io ti so dire che
se i tuoi non si curano di conquistarti, tu non fosti
però sempre senza pericolo: perché in diversi tempi,
molte persone di quaggiù si posero in animo di con-
quistarti esse, e a quest effetto fecero molte prepara-
zioni. Se non che, salite in luoghi altissimi, e levando-
si sulle punte de piedi, e stendendo le braccia, non ti
poterono arrivare. Oltre a questo, già da non pochi
anni, io veggo spiare minutamente ogni tuo sito, rica-
vare le carte de tuoi paesi, misurare le altezze di cote-
sti monti, de quali sappiamo anche i nomi. Queste
cose, per la buona volontà ch io ti porto, mi è paruto
bene di avvisartele, acciò che tu non manchi di prov-
vederti per ogni caso. Ora, venendo ad altro, come sei
molestata da cani che ti abbaiano contro? Che pensi
di quelli che ti mostrano altrui nel pozzo? Sei tu fem-
mina o maschio? perché anticamente ne fu varia opi-
nione. (2) E` vero o no che gli Arcadi vennero al mon-
do prima di te? (3) che le tue donne, o altrimenti che
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